Anche l’Italia ha avuto i suoi Velvet Underground; infatti, l’artista pop Mario Schifano, alla stessa stregua di ciò che fece Andy Warhol con i Velvet, mise insieme uno degli episodi musicali più innovativi e avanguardisti che siano mai stati concepiti in Italia. Dedicato a…, oggetto di culto per i collezionisti più fanatici, è stato pubblicato sul finire del 1967. Mario Schifano produce l’album e ne cura l’intera veste grafica disegnando sulla copertina le sue rinomate stelle; da lì il nome della band. Apre l’album la lunghissima (18 min.) Le Ultime Parole di Brandimante, una parabola che si snoda su una scia musicale disarticolata e sconnessa che prende le mosse da un vocio accompagnato dal trambusto di un tamburo, trambusto che si dipanerà lungo tutto il pezzo. Tra un intermezzo e l’altro trova spazio un breve madrigale medioevale che si interrompe con le sconnessioni di un organo e di un pianoforte allorquando la forza percussiva accelera in modo assordante, proprio a voler disintegrare qualsiasi trama melodica. Gli strumenti sono in lotta tra loro e il continuo martirio strumentale si mescola con urla dilaniate; un riff distorto di chitarra prova a ridare inutilmente compostezza al caos perverso e ossessivo, e l’approccio “free” tiene le fila di questo uragano di creatività allucinogena. Una giogaia pulsante di rumori che deflagra nel finale in un brevissimo episodio di musica classica. Molto Alto è un mantra fatto di elucubrazioni elettriche e un tappeto rumorista e percussivo battente che si dipana su di un filo distorto e mai invadente di chitarra. Susan Song è invece una tenue suite dal piglio “ecclesiastico” colorita con un drone di organo in sottofondo e la leggiadria di un flauto che mantiene il ritornello sospeso nel vuoto. E Dopo è invece un classico beat con un ritornello blues di poco più di due minuti. Segue Intervallo, un blues sgangherato e surreale edificato su un labirinto di voci, un riff incandescente di chitarra e un organo acido. Degno epitaffio di questo piccolo capolavoro è il raga-rock introspettivo e allucinato di Molto Lontano, un atroce e cupo affresco di acid-rock carico di tonalità epiche. Il successo di pubblico de Le Stelle fu inversamente proporzionale alla grandezza della loro opera, e il loro merito può essere individuato anche nell’avere sverginato artisticamente la scena cosiddetta sperimentale che ha fatto seguito e di aver dato un contributo non indifferente alla musica psichedelica. La loro esperienza durò il tempo di un successivo 45 giri pubblicato nel 1968, dopodiché il gruppo si dissolse lasciando comunque un solco profondo nel rock italico e, forse, non solo.
Anno: 1967
Label: BDS
Track-list:
01. Le Ultime Parole di Brandimante (da ascoltarsi con la TV accesa e senza volume)
02. Molto Alto
03. Susan Song
04. E Dopo
05. Intervallo
06. Molto Lontano (a colori)
1 commento
Mauro
24 ottobre 2015 a 15:18 (UTC 1)
Da molto cerco una copia delle famose 500, poi migliaia, pubblicate, potete seriamente aiutarmi senza che butti addosso un’altra volta a un truffaldino l’opera? Sono appassionato di Mario. Saluti