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mag 04

The Chemical Brothers @ Foro Italico

The Chemical Brothers

Salve a tutti. Ho scoperto che mi chiamano Vate .E vabbè, c’è gente che dice che mi atteggio un po’ quando scrivo…. Forse perché sono un po’ difficile di gusti e non mi piacciono i gruppi famosi, ma solo quelli sconosciuti ed insignificanti. Insomma quei gruppi che durano il tempo di un disco (sarà poi davvero così?) Ma non sono mica D’Annunzio. O peggio ancora, Roy Batty. Non ho mai visto cose che voi umani non potreste mai immaginare. Nemmeno col binocolo ho notato navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E figuratevi se ho visto raggi B balenare nel buio alle porte di Tannhoiser. Ma ho visto 3 volte i Chemical Brothers. E scusate se è poco.
La giornata è soleggiata e noi ne abbiamo appena approfittato per andare a mare. Io e lo Sceriffo (appositamente venuto dalla divina Perugia per calarsi il bis di apparizioni chimiche) siamo rossi come peperoni, ma la cottura ottimale la raggiungeremo sicuramente più tardi. Aspettiamo Silvia e Carmela, che custodiscono gelosamente i nostri biglietti da almeno due mesi, ci intrufoliamo in macchina e prendiamo la tangenziale in direzione Foro italico. E’lì che fortunatamente si terrà l’evento. Ed è stata una grossa salvata scoprirlo ad appena due settimane da oggi, quando iniziavamo a guardare perplessi la scritta che diceva Palalottomatica, mentre il caldo ci abbracciava come un koala in calore. Lo Stadio della Pallacorda è uno Stadio dei Marmi in miniatura, dove le statue bianche ti sorvegliano con fare indifferente mentre scendi gli scalini e fissi, il palco, munito di una strumentazione che nemmeno il capitano Kirk si sognava di avere a bordo della sua Enterprise. Si perché nel frattempo abbiamo già parcheggiato, abbiamo fatto già la fila ed abbiamo presentato i questi benedetti biglietti. Ehm…I biglietti. Dicevamo. Al prezzo allucinante di 57 euro. Più naturalmente i diritti di prevendita: che si aggirano generalmente sui 3 euro. Uno direbbe che siamo dei pazzi. Effettivamente lo siamo. E sappiamo di esserlo. Ma provate a fare una considerazione: cosa spinge spinge una persona che ha già visto altre volte i Chemical Brothers (spendendo in media 30 euro a botta) a tornare a vederli un’altra volta, ennesima volta, al prezzo tondo tondo di 60? Chi avrà la pazienza di leggere lo scoprirà.
Scendiamo le scale trasognati dalla musica proveniente da un luogo immaginario: c’è il dj set che pompa da almeno un paio di orette, visto che l’apertura dei cancelli era prevista per le 19…ma noi non riusciamo a vedere chi è questo mago della consolle che si dà da fare alla grande, anche perché siamo già allucinati di nostro. Becchiamo Marco e Luca e ci dirigiamo sotto per prendere una posizione che nemmeno ve lo dico: siamo a 5 metri dal palco, non mi era mai successo prima di avvicinarmi così ad Ed e Tom….Si perché nel 2002 a Milano stavo distante tre anni luce, ma i groove li sentivo benissimo (anche Marge…) e nel 2005 sempre a Milano eravamo in un palazzetto stracolmo (attorno alle 12.000 persone) e riuscìi a trovare posto solo sugli scalini (anche Sceriffo…) Ma bando alle ciancie: qui la tensione aumenta, addirittura rifiuto di andare a prendere da bere perché avrei dovuto fare il giro di peppe e non voglio assolutamente perdere postazioni. La musica è trascinante, ma consiglio a tutti di non perdere energie e di conservarle saldamente per dopo. Giù i teloni dal palco, è arrivato il momento…gli sguardi di tutti si indirizzano verso un unico punto: Ed & Tom, la premiata ditta elettronica che ha sconvolto il mondo, oltre al sottoscritto, entrano in scena. L’avvio è da brividi: Galvanize è una valanga di suoni freschi che ci estranea da questa torrida giornata, facendoci dimenticare la scottatura che abbiamo preso a mare. Il singolo più ballato di 2 anni fa, quello che è riuscito ad irrompere anche nelle disco italiane (finalmente!) ha sonorità molto più deviate da quelle del pezzo originale: è una costante dei fratelli chimici quella di non riproporre mai le stesse sonorità, ma di ricercare continuamente nuovi equilibri sonori, di ricercare l’alchimia nascosta alle nostre ma anche alle loro stesse menti. Le immagini proiettate iniziano a farci viaggiare come si deve: soldati che sparano in aria e si muovono come Charlie Chaplin, elefanti rossi che attraversano il deserto della nostra realà urbana, bombardieri che appaiono nel mirino, sono lo sfondo di una serata magica che inizia a sfondare le casse dopo già due canzoni: ecco arrivare Do It Again, il singolo del loro nuovo album che si intitola We are The Night: e che nessuno si azzardi a dire il contrario, questa signori, è la sacrosanta verità. Anche se non porta mai bene quando vogliono fare gli sboroni (basta vedere il non elevato apprezzamento della critica ricevuto da Come With Us) si tratta sempre di musica di elevatissima qualità, roba da far impallidire chiunque metta piede su questo pianeta. Mi giro ad osservare la situazione e vedo lo Sceriffo che urla a squarciagola come un matto, Silvia con il sorriso stampato a32 carati e Carmela che non la smette di ballare: Marco e Luca restano a bocca aperta e così tutta la gente che ci circonda, in un vortice di emozioni che prosegue con Star Guitar, che si riverbera su un pubblico ormai elettrizzato…
Ma mentre già penso sia arrivato il turno di The Private Psychedelic Reel, ecco che dai groove assordanti sboccia fuori come un delicatissimo petalo allucinato The Sunshine Underground, perfetto exit strategy per i Fratelli Chimici. E noi in questi ultimi momenti rivediamo tutto il concerto come in un film, attraversando mondi paralleli dalle dimensioni oblique. Ci ritroviamo con gli elefanti rossi ad attraversare fiumi sonori, cavalchiamo i cavalli imbizzarriti dalla electro, attraversiamo a velocità supersonica piante tridimensionali di chiese e templi sopra la corrente di I Need It To Believe, giochiamo con il clown dalla risata sadica od alziamo il pugno chiuso da una ciminiera della fabbrica dell’umanità. Ma ormai è tempo di morire. I groove si assottigliano sempre di più, l’arcobaleno di suoni è svanito. Ed e Tom salutano dal palco e si abbracciano come al solito, contenti di aver fatto tremare il circondario con una magnitudo di grado 8 della scala Richter. Il concerto è finito, e tu, dopo aver sognato di essere un puro, libero suono, ti scopri invece solo carne umana, costretto in un corpo, dalle ossa gracili e, con tua grande sorpresa, ancora una volta, un’altra ancora, soggetto alla legge di gravità…

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