Dopo quattro anni di lunghe gestazioni, interminabili silenzi, rimaneggiamenti in formazione e comunicati stampa, finalmente abbiamo il piacere di ascoltare Dark Roots Of Earth, nuova fatica discografica d’una band, i Testament, che ha contribuito pienamente alla scrittura di numerose pagine della storia dell’heavy metal, ridisegnando i confini d’un genere spesso prigioniero dei soliti nomi.
Dopo rinvii protrattisi per quasi due anni e dopo la dipartita del buon caro Bostaph (sostituito, dietro le pelli, da quella mostruosa macchina ritmica di Gene Hoglan), era logico attendersi da Billy & Co. un capolavoro degno del proprio blasone ed è un piacere constatare come l’attesa sia stata ampiamente ripagata.
La carta vincente della band californiana non è nel tentativo di ripescare, dalle produzioni del passato, quei tratti distintivi che tanta fortuna arrisero a lavori come The Legacy o The New Order, nel ripetere pedissequamente quanto già inciso in più di vent’anni d’onorata carriera: i Testament hanno la forza di re – inventarsi, di riscoprirsi punte di diamante della contemporanea scena heavy mondiale, di saper giocare con le proprie radici musicali con la consapevolezza di esser cresciuti dai giorni di “C.O.T.L.O.D”.
Chuck Billy, finalmente, sembra tornare al cantato pulito (per quanto possa esser pulita la voce di un orco), abbandonando quei growl modaioli neanche tanto convincenti ascoltati sui loro ultimi lavori; le linee vocali di A Day In The Death sono assolutamente memorabili.
Le composizioni, inoltre, sono tornate ad essere eterogenee, dinamiche e mutevoli, devastanti come macigni e taglienti come rasoi: si veda il caso di Throne Of Thorns, ad esempio, una canzone al limite dello sperimentalismo, tra arpeggi, ritmiche serrate, riff à la Pantera, ritornelli grondanti sangue e tetre ambientazioni prog.
Immagino che non tutti i fan, soprattutto quelli della vecchia scuola, possano gridare al miracolo, davanti ad alcuni passaggi melodici troppo forzati, forse attendendo un lavoro più compatto e granitico, meno “attuale”.
Certo, forse non tutti i torti sono dalla loro parte e non mancano episodi deboli e sconclusionati come Man Kills Mankind, ma nel complesso possiamo dire che l’armata Testament è tornata a marciare su sentieri di guerra.
Tracklist
01. Rise Up
02. Native Blood
03. Dark Roots Of Earth
04. True American Hate
05. A Day In The Death
06. Cold Embrace
07. Man Kills Mankind
08. Throne Of Thorns
09. Last Stand For Independence
Anno: 2012
Genere: Thrash Metal
Etichetta: Nuclear Blast
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