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apr 08

Interpol – Interpol

Avete finito le vacanze? Siete stanchi di bagni, spiaggie, sole e salsedine sulla vostra pelle? Bene, perché appena arriva settembre le novità discografiche entrano prepotentemente in casa vostra senza preavviso. Si dice, si narra e si crede (+ il congiuntivo) che la stagione autunnale sia la stagione migliore per le nuove uscite, od almeno quelle del versante rock, perché per il commerciale è la primavera, altrimenti come fareste a ballare Alors on danse per tutta l’estate sui vostri lidi preferiti. Così l’avrebbero pensata anche gli Interpol, ed è con grande sorpresa che sappiamo del loro ultimo lavoro, il terzo con la Matador Records, dopo la breve parentesi con la Capitol.  E visto il rispetto che nutriamo per i Matadori ce lo ascoltiamo con una certa fame, degna delle abbuffate di ferragosto. Ma attenzione, l’indigestione sta appostata non appena girato l’angolo.
Si, perché le indiscrezioni si avventano come presagi sull’ascoltatore. Il bassista Carlos D ha annunciato che questo sarà l’ultimo album con la band, per poi prendere non meglio precisate rotte. Abbandonare la nave, tutti sulle scialuppe meno il capitano. Capitano che avrebbe dovuto tentare le ultime manovre per evitare l’affondamento, una impresa mai riuscita prima alle molte imbarcazioni new wave e post punk di questi ultimi anni. Basta osservare cosa è successo alla presunta corazzata Editors, rimasta incastrata nelle secche di In This Light and On This Evening facendosi sommergere da un’overdose di beat sintetizzati. Sembra quasi naturale correre questo rischio anche agli Interpol, che abbassano le vele ed abbandonano la velocità a cui ci avevano abituato nei primi tre dischi. Colpa del Success e della necessità di cambiare pelle per non ripetere sempre gli stessi rituali, affidandosi alla Memory Serves: chitarra e Daniel Kessler strizzati come un violino. Gli arrangiamenti reggono bene, grazie anche all’apporto sostanzioso e risolutivo delle tastiere: Summer Well ne è un esempio abbastanza durevole. Sono molti i pezzi che superano i 5 minuti nel nuovo album degli Interpol, e non tutti sono come il singolo Lights, unica luce di questa nuova uscita. Le corde vocali di Paul Banks accarezzano l’intro ammaliandolo con dolcezza, mentre la strumentazione cresce rigogliosa ai bordi della strada; anche se bisogna aspettare l’ultimo minuto prima che il pezzo prenda ritmo. Ritmo che non manca invece in Barricade, forse il pezzo più riuscito ed amalgamato del disco: infatti sembra uscito dal precedente Our Love To Admire con suoni molto più freschi rispetto alla cupezza circostante. Always Malaise (The Man I Am) è una dichiarazione palese di intenti, ed in quanto tale rientra nel catalogo “lagne primavera/estate 2010”. Roba da Safe Without. A proposito, un altro pezzo che si salva con un azzeccato arpeggio iniziale e le onde di tastiera a reggerne l’insostenibile inconsistenza dell’essere. Da tenere da parte per una passata-presente-futura ex. Le tastiere di Try It On però fanno venire la nausea come un mare molto mosso ed ormai l’imbarcadero degli Interpol sembra prendere acqua da tutte le parti. Il fischio morriconiano poi sembra insopportabile ed i beat sovrabbondanti. Il rischio Editors si palesa in tutta la sua tecnologicità. Specie considerando il mix che porta ad All Of The Ways, forse la prosecuzione della precedente, ma allora che senso aveva farne una traccia separata. Tanto alle tanto bramate 11 tracce non ci arrivano stavolta, perché l’ultima è The Undoing, ultimo messaggio di S.o.S. sia in inglese che in spagnolo per evitare che la nave venga inghiottita dalle profonde acque dell’oblio.
Niente please please, Interpol. E mi dispiace tantissimo dover affrontare il vostro disco meno riuscito in 10 anni di meritata carriera. Specie affrontarlo con una fastidiosa cisti al polso che a breve dovrò levare. Avrei voluto recensire, che so, Antics, oppure Our Love To Admire, per non parlare di Turn On the Bright Lights. Ma sono arrivato tardi. Colpa mia. La cosa che mi fa più rabbia è essermi perso i vostri primi live, quelli in cui le luci luminose si accendevano come per incanto su un inizio millennio che ha promesso troppo per non mantenere nulla. Finendo per essere ipnotizzato dal solito “business as usual”. Solo ora che lo sappiamo le luci si possono finalmente spegnere.

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