Son of a bitch è finalmente pronto: tra meno di un mese tutti si chiederanno chi diavolo siano James Johnson e John Jameson, ovvero Thee Mutandas. Non si sa da dove vengano, quanti anni abbiano, che cosa facessero prima di concepire questo album di 13 brani. Sicuramente non sono dei musicisti provetti. Non sono nemmeno intonati, e, quando sono sobri, riescono a biascicare a fatica qualche parola in inglese. Ma loro se ne fregano, e con Son of a bitch sono venuti da chissà dove a scodellarci un disco strafottente e casinista, veloce ed essenziale. A cavallo tra il low-fi, il punk e l’alternative, con qualche picco demenziale, Thee Mutandas si calano le braghe e mostrano gli attributi a suon di watt.
ott 12
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